A Cisternino non ci sono le chiese monumentali di Ostuni o i trulli perfetti di Alberobello. E neppure le cummerse di Locorotondo. Eppure, in un tour anche breve della Valle d’Itria non si può mancare di visitarla: perché Cisternino è uno dei borghi più affascinanti di tutta la zona, in cui è un piacere perdersi tra i vicoli e le piazzette, respirando l’aria di una volta (e il profumo della carne cotta sui fornelli al di fuori delle macellerie). Un fascino quasi all’orientale, dovuto a quella “architettura istintiva” (cioè non pianificata) che contraddistingue il centro storico.
Prima di addentrarci tra le case bianche e scoprire che cosa vedere a Cisternino, qualche cenno sulla sua storia, che risale a tempi lontani e ne spiega il nome. Il colle calcareo a circa 400 metri di quota fu scelto già dagli antichi Messapi per un insediamento, che i romani ribattezzarono Sturni(n)um e fu poi distrutto dai Goti. A ricostruire il paese pensarono i monaci basiliani nel medioevo: furono loro che diedero all’abitato il nome di Cis-turninum, ovvero al di qua di Sturninum. La badia basiliana era ovviamente il cuore del borgo. A seguire, passarono di qui angioini, veneziani, turchi.
L’esplorazione di Cisternino parte da piazza Garibaldi, su cui prospetta da un lato la Villa comunale e dall’altro la Torre Grande con la Porta Grande e la Chiesa Madre. La Torre Grande, quadrangolare, fu voluta forse dalle maestranze normanne e da quelle di Federico II: era un naturale punto di avvistamento su tutta la valle d’Itria, che immaginiamo non essere cambiata molto da allora - il rosso della terra, i verde degli ulivi e dei fichi, le case bianche. Lo splendido panorama oggi non si ammira tanto dalla torre ma dal belvedere alle spalle della Villa Comunale.
Fra la torre e la Chiesa Madre c’era un tempo un edificio, all’interno del quale era ritagliata Porta Grande, il più importante accesso al centro storico. L’edificio non esiste più, la porta sopravvive.
Prima di inoltrarsi nel dedalo di vicoli di Cisternino, non si può trascurare la Chiesa Madre, intitolata a San Nicola ed edificata in epoca romanica. Non tanto per la facciata rimaneggiata più volte nei secoli, quanto per scoprire i resti dell'antica chiesa, un fonte battesimale cinquecentesco e soprattutto per un capolavoro rinascimentale conservato lungo la navata destra: è la bellissima Madonna con bambino scolpita in pietra nel 1517 da Stefano di Putignano per Paolo Longo e suo fratello. La Vergine tiene in grembo Gesù con un piccolo cardellino; i due committenti sono inginocchiati in supplica. È forse il tesoro d’arte più pregevole di Cisternino, quello da vedere assolutamente.
Ma, come dicevamo, l’atmosfera e il fascino di Cisternino risiedono tutti nel girovagare tra le case dell’Isule (Isola) e degli altri antichi quartieri (Bère Vècchie, Scheledd, u Pantène) che si estendono al di là della Chiesa Madre e della Torre Grande.
Inutile indicare un itinerario preciso, anche perché il bello della visita sta nel perdersi e poi ritrovarsi. Diciamo che prima o poi si passerà da piazza Vittorio Emanuele, con la sua Torre dell’orologio (luogo ideale per prendere un aperitivo e assaporare la vita di paese); da via Santa Maria di Costantinopoli, dove si ammirano due testimonianze di devozione popolare, la Madonna del falegname (un dipinto su tavola) e una traccia di affresco sempre della Vergine; dai tanti palazzi che raccontano la storia civile di Cisternino, da quello del Governatore fino a palazzo Cenci, palazzo Lagravinese e palazzo Pepe.
E cercando i vari monumenti si scoprirà la bellezza delle case addossate le une alle altre, unite da archi, intervallate da scale e scalette esterne, ornate da balconcini e maschere in pietra: un capolavoro di architettura popolare dettata dalla sapienza di muratori e scalpellini rimasti senza nome. Il vero motivo per passare una giornata tra i muri bianchi di Cisternino.
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