articolo di Fabrizio Milanesi
Mille anni dalla sua fondazione e 900 dalla costruzione della sua splendida cattedrale. Il 2019 sarà un anno da incorniciare per Troia. Di più, sarà un’occasione per avvicinare da punti di vista insoliti e raccontare sotto luci diverse questa cittadina dall’illustre passato, affacciata sul Tavoliere e sulle prime alture dei monti Dauni.
A Troia il Tci è più che affezionato, è appassionato. Da sempre non può prescinderne il ritratto nelle sue guide, illustrandone bellezze paesaggistiche, tesori artistici e unicità enogastronomiche. A questo si aggiunge l'appartenenza, da tempo, nell'iniziativa Bandiere arancioni, che premia i progressi in capacità di accoglienza e incremento delle risorse turistiche dei borghi dell’entroterra del Belpaese.
Oggi scegliamo di mettere in secondo piano il nostro ritratto della città, per accogliere quello più intenso e vissuto di artisti che qui sono nati: i pittori Leon Marino e Salvatore Lovaglio e lo scultore Pino di Gennaro.
Troia, il paesaggio / foto Stefano Cibelli
LEON MARINO, PITTORE DEL MEDITERRANEO
Leon Marino nasce a Troia e si esprime da sempre con la pittura e l’arte figurativa. A Troia non è sempre rimasto. Anzi, il suo lavoro lo ha portato fin dagli anni 70 a girare in Italia e in Europa, dividendosi tra mostre e la pratica dell’insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Foggia e quella di Brera, a Milano.
«Ho sempre vissuto Troia come un gioiello medievale e un simbolo della mediterraneità. Una cultura, quella del Mediterraneo, che invade naturalmente le nostre vite e i nostri “lugar”. Troia, certo, viene identificata quasi sempre con la sua cattedrale. Un tesoro immenso, ma che rischia di mettere in secondo piano il resto del borgo. Spesso ci si dice tra di noi che “viviamo troppo all’ombra della cattedrale”. Ed è vero. Rappresenta una realtà così imponente da concentrare su di sé moltissime energie, che purtroppo avremmo dovuto spendere per gli altri fermenti artistici che hanno tentato di uscire da quel cono d’ombra.
“Il bene culturale va alimentato”, diceva il critico Tommaso Trini. Venire a Troia ed essere curiosi è scoprire la vitalità dell’arte, anche se periferica. Anche Fellini era accusato di provincialismo, ma lui rispondeva che in natura siamo piccoli in principio, poi si cresce. Un po’ come i bambini che spesso si affacciano al mio studio, vicino a piazza San Vincenzo».
Opere di Leon Marino allestite per "Mare Nostrum", a Lucera (Fg)
PINO DI GENNARO, L’ARTE TRA LOCALE E GLOBALE
Bronzo, cartapesta, cera e piombo, queste le materie che lo scultore troiano da sempre utilizza per esprimersi. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche e numerose sono le mostre in Italia e all’estero. L’ispirazione è nelle origini ma la formazione è a Milano. Oggi insegna all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha studiato.
«Andate su su, salite la collina, fino alla vecchia cisterna. Camminateci intorno e vivrete un’esperienza inattesa. Da quel punto, uno dei più alti del borgo, si spazia in ogni dove, sorpresi da una vista a 360 gradi che dai campi arati, si allunga sul Tavoliere fino ai profili delle Madonie. Questo luogo è per me rappresentativo del mio rapporto con Troia e con la mia espressione artistica. Troia è infatti un borgo splendido, ma in questa bellezza si rischia di rimanere confinati, come in una nicchia dorata.
Io sono arrivato alla consapevolezza di vivere la mia città partendo dai suoi particolari per allargarmi all’universale. Un esempio chiarificatore è certamente nella mia produzione artistica. Oggi so che il rosone della nostra ultracentenaria cattedrale è parte di me, è il particolare che ho in modo non cosciente amplificato nella forma del sole, dei corpi celesti, delle meteore che ricorrono nelle mie sculture».
Non solo. Troia ha ispirato anche matericamente la mia opera, in cui sposo ricchezza e povertà. Uso il ricchissimo bronzo, come le porte della cattedrale, e la cartapesta, l’ultimo materiale della scultura, con cui vengono costruite le statue simboliche dei riti popolari. In quest’anno di celebrazioni avrò la fortuna di mostrare questa commistione proprio tra le sale del Tesoro della Cattedrale, in un dialogo tra arte sacra e scultura contemporanea».
Pino di Gennaro, a Foggia nella mostra "La formica e le cicale"
SALVATORE LOVAGLIO, TROIA INCONTAMINATA E CONTADINA
Essenziale, scabra, una pittura che sceglie di uscire dal colore per farsi abbracciare dal calore dei paesaggi. Salvatore Lovaglio è nato a Troia e vive e lavora tra Lucera e Milano. Pittore, scultore e incisore, si è formato nelle Accademie di Belle Arti di Napoli e Foggia e ha insegnato in quelle di Brera, a Milano, di Bari e di Foggia. Fondatore del Centro studi e promozione arti visive Mecenate a Lucera, è da sempre impegnato anche nell’organizzazione di attività artistiche e laboratoriali.
«Troia è per me un borgo incontaminato, anche se è un borgo dalle medie dimensioni. Il suo essere incontaminato non riferisce all’idea di selvaggio e di mai visto. L’incontaminazione di Troia è insita nella pulizia che la connota. Una pulizia che io avvicino a principi morali che si ritrovano nei tanti luoghi dello spirito che si trovano in un borgo così piccolo. E insieme una pulizia di sentimenti che mi sono richiamati dalla mia infanzia qui, circondato da una natura contadina e da una famiglia di contadini, come la mia.
La Daunia, il Tavoliere, la campagna, le regole del lavoro dei campi. Per me sono stati in gioventù un po’ una prigionia. Poi mi si sono rivelati in tutta la loro potenza. E oggi ogni volta che vado a Troia, vado a trovare Troia. E sono assalito dalle palpitazioni».
Salvatore Lovaglio, una incisione della serie"Malie di Paesaggio"
Troia, la cattedrale / foto Stefano Cibelli