
Chi pensa a Bergamo solitamente non pensa a Venezia. Ovvero, non pensa che il legame tra le due città in passato fu fortissimo: per secoli, la città lombarda è stata il confine occidentale dello Stato da Terra della Serenissima, punto di contatto tra Venezia e gli imperi europei. Qui Venezia ha guardato negli occhi francesi e spagnoli, qui ha visto il suo dominio sgretolarsi, poi rinascere, poi scomparire. A raccontare quella storia oggi sono le grandi mura di Bergamo, costruite da Venezia tra il 1561 e il 1588, una meraviglia architettonica che spesso viene ignorata dai turisti, attratti dai tanti altri capolavori di Città Alta. E che invece rappresenta un'attrazione in sé, "certificata" dal riconoscimento Unesco del 2017 (le mura sono diventate Patrimonio dell'Umanità in un sito seriale che comprende altre fortificazioni veneziane in Italia e Croazia).

C'è un luogo in particolare per avvicinarsi a questa storia così importante: è il nuovissimo museo allestito all'interno della Porta Sant'Agostino, intitolato proprio "Le Mura di Bergamo: il Museo". Un luogo inaugurato a settembre 2024 e dove da marzo 2025 i visitatori verranno accolti anche dai volontari Touring di Aperti per Voi, un gruppo di cittadini appassionati che mettono a disposizione il loro tempo per favorire la valorizzazione di monumenti e luoghi di cultura della città. Un luogo dove contenitore e contenuto vanno "a braccetto" in maniera straordinaria: perché raccontare la storia della fortezza dentro la fortezza non è cosa da poco, in particolare quando si pensa che Porta Sant'Agostino è la porta più importante di Bergamo, perfetta sintesi della politica della Serenissima di "munire et ornare", ovvero difendere ma rappresentare anche la potenza della città. "Io lo definisco un museo alla terza" spiega Roberta Frigeni, direttrice scientifica del Museo delle Storie di Bergamo, il circuito di sette musei in cui è inserito anche quello sulle Mura. "Perché parla della storia della fortezza nella fortezza stessa, ma anche perché restituisce l'idea di una nuova idea di fortezza, concepita dai veneziani nel Cinquecento, attraverso un allestimento fisico del tutto peculiare; e non da ultimo, perché attraverso le finestre si affaccia sulle mura stesse, in una sorta di legame visivo. Lo vede quel magnifico orecchione del bastione?".


Frigeni è una di quelle persone che potrebbe tenerti incollato per ore ad ascoltare il suo sapere, la sua passione. Ma è evidente come la sua direzione, unita alla collaborazione di molti altri enti ed esperti, abbia fatto sì che niente fosse lasciato al caso nella progettazione del nuovo Museo. Lo spazio, non grande, è magnificamente allestito e illuminato: ci si sente dentro la fortezza, grazie all'impiego dei materiali scelti; i pannelli sono ben scritti e semplici da leggere; gli oggetti sono pochi ma significativi; i materiali multimediali in equilibrio con quelli classici. "Un lavoro di gruppo" spiega Frigeni "grazie all'accordo della nostra Fondazione con la Municipalità e grazie all'impegno condiviso di pubblico e privato. Sono tantissime le istituzioni che hanno collaborato, mettendo a disposizione materiali e conoscenze". Attraverso una app dedicata, scaricabile gratuitamente, si accede a materiali in lingua e a trascrizioni per i visitatori non udenti; e mediante vari codici QR distribuiti nelle sale si possono ascoltare alcune "pillole" dei curatori.

LA SALA IMMERSIVA
Si inizia con la parte più scenografica: un'installazione multimediale "immersiva", una stanza al centro dell'allestimento dove audio e video proiettati su tre pareti raccontano in modo coinvolgente la storia della Fortezza e delle sue mura. "Il racconto, elaborato dallo Studio Karmachina, dura 18 minuti" spiega Frigeni "ed è stato costruito grazie a 150 immagini provenienti da 30 archivi diversi".
Se è vero che questo tipo di "multimedia design" è ormai di moda, è altrettanto vero che l'effetto è immediato: si viene trasportati subito nel Cinquecento, soprattutto si evince quella che fu una vera e propria impresa per costruire un'opera militare allora ritenuta bellissima e gagliarda, unica nel suo genere, cui contribuirono migliaia di persone. Un'opera per cui erano stati previsti tre mesi di costruzione e che fu completata, alla fine, dopo 27 anni.


LE QUATTRO SEZIONI
Già consci della storia e dell'importanza della fortezza, si visitano poi le quattro sezioni del percorso espositivo. Nella prima si entra nel contesto geopolitico del Cinquecento, quando Venezia prima faceva paura a tutti i confinanti, poi subì una débacle imprevista (1509, Agnadello), e allora si dovette riorganizzare anche nella sua difesa. "All'interno di un disegno organico" spiega Frigeni "tutte le città veneziane di pianura furono fortificate. Dovevano proteggersi l'una con l'altra". Ma la fortezza di Bergamo fu un caso speciale. Perché era "alla moderna", innanzitutto, come spiega la seconda sezione, ovvero costruita per adeguarsi ai nuovi ritrovati bellici, la polvere da sparo e l'artiglieria mobile: "non più una fortezza alta e turrita, ma una costruzione poligonale bassa, larga, poderosa, sfaccettata, dove la pietra contenesse la terra per attutire i colpi, il cosiddetto terrapieno". Ma anche perché era una fortezza di monte: "un caso unico nella Pianura Padana, che pose enormi difficoltà nella realizzazione: ci si doveva adattare alla conformazione del territorio". Il capitano Sforza Pallavicino ne fu l'artefice, decidendo peraltro di costruire le mura intorno a Città alta e separandola così per sempre da Città bassa: ci guarda dal suo unico ritratto arrivato a noi, recuperato a Firenze, dove adornava una sala della Prefettura. "Là nessuno sapeva chi fosse. Qui ha assunto ben altra importanza" chiosa Fregeni.

La terza sezione entra nel merito dell'organizzazione militare di Venezia, in particolare di quella delle sue milizie, che erano sia rurali sia urbane; e la quarta racconta com'era organizzato il cantiere. "Sappiamo tutto grazie a questo preziosissimo registro che ci dettaglia maestranze, nomi, salari" racconta Frigeni, mostrandoci il poderoso volume. "Si legge che a novembre 1561 erano all'opera 3.760 guastatori, 263 spezzamonti, 147 murari, 46 marangoni, sotto la direzione di 35 soprastanti e 8 proti, distribuiti in nove punti diversi della città. Per Sforza Pallavicino sarebbero serviti tre mesi e 20mila ducati per portare a termine la costruzione... i lavori terminarono 27 anni dopo con una spesa di 522.653 ducati!". Anche allora i conti dei lavori non sempre tornavano...

Si esce dal museo con una nuova consapevolezza, con cui si guarderà con occhi diversi la bella città lombarda e anche la storia di Venezia. Pronti per esplorare, magari, altri punti delle mura, come la Cannoniera di San Giovanni, in cui ci si immerge nel sottosuolo, e la Polveriera Superiore di San Marco, che aprirà al pubblico da aprile.

INFORMAZIONI
- Mura di Bergamo: il Museo è aperto dalle 11 alle 18 dal venerdì alla domenica; ingresso ridotto per gli iscritti Tci.
- Possibilità di biglietto cumulativo per tutti e sette i musei del circuito Museo delle Storie di Bergamo (12 euro). Sito web museodellestorie.bergamo.it
- I volontari Touring di Aperti per Voi accoglieranno i visitatori dal venerdì alla domenica dalle 14.30 alle 17.30. Per scoprire tutti gli altri luoghi Aperti per Voi a Bergamo, questa la pagina dedicata.